Recensione: “Scandalose” di Cristina de Stefano
Rizzoli, pp. 221
Succedono cose
straordinarie, a periodi. Tipo: leggo su diverse riviste il prodigio
letterario della scrittrice brasiliana Clarice Lispector e ordino il
suo primo romanzo “Vicino al cuore selvaggio”, Adelphi, salvo poi
rimanere perplessa dalla sua scrittura (dicono, Joyciana, Woolfiana).
Richiudo il libro un po' delusa -e ammetto di non essere riuscita a
finirlo tutto-. Dopodiché, su altre pagine culturali scopro l'uscita
di un saggio, “Scandalose” di Cristina de Stefano, che contiene
una dozzina di mini-biografie di donne accomunate da atteggiamenti
anticonformisti, ribelli e, per la loro epoca, spesso deplorevoli.
Tra i loro nomi, Clarice Lispector spicca come un diamante e continua
a brillare... siamo sotto il mio compleanno, e ogni anno io mi faccio
un autoregalo: un pacco di libri (mi voglio bene, ci mancherebbe che
non mi faccio dei regali da sola), tra cui “Scandalose” e...
finisce che lo leggo in due giorni, fermandomi solo per occuparmi di
Damon e del lavoro, altrimenti sono sicura che lo avrei divorato in
due ore, ma sempre in bilico tra l'avidità di sapere e la
disperazione di finire tutto troppo in fretta!
Che posso dire di queste
donne incredibili? La prima cosa che mi viene in mente è che non
sempre la spettacolarità di certe esistenze libere da
condizionamenti -o in lotta contro di essi per esprimere il vero sè-
porta alla felicità, anzi, la maggior parte di queste creature hanno
trascorso un'intera vita di dolori, perdite e lacrime. Eppure, e
questo mi ha fatto riflettere sopra ogni altra cosa, le loro
esperienze sono più avvincenti di qualunque -o quasi- romanzo io
abbia letto fino a oggi. Adesso posso capire quei lettori che, anni
fa, venivano nella libreria dove lavoravo, a comprare pile di
biografie di personaggi noti e a me totalmente sconosciuti. Come nel
caso di Lispector, il suo percorso personale è stato così
particolare e ricco di riferimenti, riflessioni e consapevolezza da
bruciare migliaia di romanzi con un battito delle sue lunghe ciglia.
E questo a cosa porta?
Forse al fatto che inizio a pensare che la letteratura continui a
essere molto coinvolgente per me, ma che ci voglia, come minimo,
molta, molta più autenticità. Come scrittrice, so che bisogna stare
attenti alla forma, allo stile, ma in questo saggio di de Stefano ho
trovato vite di donne che, pur con decine di crepe e imperfezioni,
brillano come sabbia baciata dal sole.
Ora non mi resta che
affondare i denti nella lettura di alcuni dei romanzi scritti da
queste autrici e, tanto per cambiare, figli delle loro dirette
esperienze di vita. Prima di tutto:
“La buona terra” di
Pearl S. Buck
“Il grande mare dei
Sargassi” di Jean Rhys
“L'astragalo” di
Albertine Sarrazin
“Peyton place” di
Grace Metalious
Poi... tornerò su
Clarice Lispector. Non mi arrendo: deve esserci qualcosa uscito da
lei in forma scritta che mi possa rapire. Deve!
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