Mostra “Gorizia capitale della sericoltura” presso i Musei Provinciali di Gorizia
Ed eccomi di ritorno dopo
qualche mese di: acciacchi del bambino, acciacchi personali
(soprattutto grazie al mio dentista picconatore....), progetti di
merletto a tombolo, traduzioni dall'inglese e dal serbo, lettura
compulsiva, e... qui mi fermo, altrimenti vi riempio di informazioni
che, francamente, sono inutili!!! Sì, perché c'è qualcosa di
molto, molto più interessante da raccontare.
Questa mattina sono
andata a vedere la preziosa mostra “Gorizia capitale della
sericoltura” realizzata grazie all'enorme patrimonio culturale
dell'Ersa -cui sono grata da anni per gli eventi che organizza e per
il ricchissimo catalogo che stamattina mi è stato consegnato
gratuitamente!-. Io la chiamo Santa Ersa, perché è un ente
importantissimo ed estremamente generoso con noi appassionati di
cultura.
Nella sede dei Musei
Provinciali di Gorizia, dunque, ho potuto ammirare l'esposizione
delle immagini, delle stampe, degli acquarelli e dei testi che
illustravano il mondo della coltivazione del baco da seta a Gorizia e
nella sua provincia fin dal Settecento.
“Delle fronde de mori
si pascono e si nutriscono gli artificiosi vermicelli (vero
spettacolo della natura) che fanno la seta” recita il bellissimo
libro acquerellato del botanico Pietro Andrea Mattioli, all'ingresso.
A me, che interessa
sempre e soprattutto il lato umano delle cose, ha commosso l'immagine
di bambini e fanciulle dedite alla raccolta dei bachi da seta, e alle
varie fasi della loro lavorazione. Ci ricordano che la dolcezza
dell'infanzia è un acquisizione molto recente, perché fino a
ottant'anni fa -e purtroppo ancora oggi in molte aree mondiali- lo
sfruttamento del lavoro minorile era/è prassi comune e definita
“naturale”. Nel caso goriziano, comunque, la sericoltura
rappresentava un'entrata economica molto importante per le famiglie
rurali, e almeno gli anziani che ho ascoltato io, mi hanno raccontato
che da piccoli si occupavano sì dei bachi da seta, ma semplicemente
portando nei solai dei casolari le foglie del gelso per nutrirli.
Ho approfittato del tempo
a mia disposizione per tornare ad ammirare anche la zona del Museo di
arti applicate, dove si trovano sete, passamanerie, merletti,
cordini, nastri, telai, arcolai e altri strumenti per la lavorazione
di tessuti e decorazioni. Sono esposti anche abiti di diverse epoche
e di varia estrazione sociale, oltre a dipinti di dame del Sette e
Ottocento che indossavano sontuosi abiti da cerimonia o da tè.
Insomma, è stata una
mattina estremamente istruttiva e piacevole, che mi ha lasciato
addosso una serie di ispirazioni letterarie, oltre che un grande
desiderio di usare la seta per i miei lavori di merletto a tombolo...
prima o poi ci arriverò!
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