Post

Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Cessare di scrivere

Certo il titolo non riguarda la sottoscritta... ci mancherebbe altro. Da un lato sono bombardata di ispirazioni e dall'altro Amo scrivere. Proprio per questo mi ha molto interessato il punto di vista di uno dei più grandi scrittori americani viventi, Philip Roth, che di recente ha affermato di aver deciso di lasciare la penna sulla scrivania. Autore di mostri della letteratura quali “La macchia umana” e “Pastorale americana”, creatore del noto personaggio di Nathan Zuckerman, che si ama o si odia, nelle sue interviste, a proposito della scrittura dichiara: “Non ho più la forza di sopportare la frustrazione. Scrivere è una frustrazione quotidiana, per non parlare dell'umiliazione. È come il baseball: due terzi del tempo sbagli. Non ce la faccio più a immaginare di passare altre giornate in cui scrivi cinque pagine e le butti via” E ancora: “E poi ho letto i miei libri e ho capito che ormai le buone idee le avevo esaurite, e se me ne fosse venuta un'altr

Visita al Museo Etnografico di Udine – Parte 2/2

Continuo la narrazione della visita al museo di una settimana fa. La mostra sulla simbologia della morte e i suoi rituali era di certo intrigante e didattica, ma mai come il resto del museo. Su tre piani si trova un mondo, anzi no, una “casa”, poiché su ogni piano c'è la narrazione visiva e oggettiva del mondo di ogni uomo e di ogni donna friulana. Si comincia proprio dall'illustrazione della famiglia e della comunità. Tutto si svolge, naturalmente, attorno al fogolar , il focolare, dove si organizza la vita di ciascun componente della famiglia. Una famiglia patriarcale, secondo i modelli pre-cristiani che si ritrovavano nel clan celtico, nella gens romana e nella fara longobarda. E patriarcale come la Vicinìa , che fin dal Medioevo era un'organizzazione comunitaria che riuniva tutti, in regime assembleare, all'aperto, usualmente sotto le fronde di un tiglio. Attraverso la Vicinìa si amministravano i boschi, i pascoli e le proprietà. La Vicinìa durò fino

Visita al Museo Etnografico di Udine per la mostra “Simboli e rituali della morte” – Parte ½

Immagine
Per quanto agghiacciante possa apparire ai più, sono stata irresistibilmente attratta verso il Museo Etnografico di Udine principalmente a causa di questa mostra. Già la foto di questa anziana signora friulana, seduta su un recinto del cimitero di Zuglio, dopo la visita ai suoi cari, ha smosso qualcosa dentro di me, qualcosa che è certamente legato all'amore che nutro verso gli antenati e versi i “saggi”, verso tutti coloro che hanno vissuto anni, secoli, millenni prima di noi e che sono veri e propri scrigni di sapere. Nonostante la maggior parte di noi si creda naturalmente più evoluta e migliore di tutti loro. La Morte, poi, non è una mia nemica. Da tanto, ormai, la considero parte integrante della Vita e, così come amo conoscere tutte le manifestazioni della seconda, vado volentieri incontro anche ai dettagli della prima. Quello che non mi aspettavo, però, era di trovare nel rinascimentale Palazzo Giacomelli che ospita il museo i reperti etnografici di

Il Novecento della mia infanzia

Qualche giorno dopo la presentazione del mio romanzo nel paese dove sono cresciuta, Terzo di Aquileia, ho iniziato a pensare ai volti che ho rivisto, a distanza di dieci, anche vent'anni. Molti di essi appartengono agli amici di mio fratello. Erano suoi compagni di classe o amici “di baldoria”, che passavano spesso da casa nostra e quindi mi conoscevano. Al buffet dopo la presentazione, mi sono fermata a parlare con uno di loro in particolare e il discorso, a un certo punto, è caduto sulla splendida semplicità di quegli anni. Ci ho pensato e ripensato, dopo quell'incontro e arrivo sempre alle stesse conclusioni: è vero, fino agli ultimi anni del Novecento le nostre vite erano davvero più serene, ilari e lente di oggi. Talvolta tendiamo a confondere e idealizzare gli anni (quasi sempre) più dolci delle nostre esistenze. Perché eravamo con la nostra famiglia, nel nostro nido, studiavamo e non lavoravamo, uscivamo con le nostre “comitive” e non avevamo (grosse) responsabil

L'ira del Dio Isonzo

Immagine
Potevo mancare alla manifestazione dell'ira del Dio Isonzo, in questi giorni di intensissima pioggia? Ovviamente no! Mio marito e io ci siamo diretti verso uno dei ponti di Gorizia per poterlo ammirare. Qualcuno di voi solleverà un sopracciglio: perché chiamare Dio il fiume Isonzo, vi starete domandando. Ebbene, non è la scelta estrosa di un'artista bizzarra, niente affatto. Un Dio Insonzo esiste storicamente, religiosamente, culturalmente, mitologicamente e anche archeologicamente. Nel nostro territorio si trovano sue effigi su diverse aree votive di epoca romana. Viene raffigurato come un uomo seminudo su un rilievo sassoso, che poggia un braccio su di un’anfora dalla quale esce dell'acqua e fluisce fra monti e alberi, che simboleggiano i boschi prealpini. Molti reperti di questo genere sono situati nel Museo Archeologico di Aquileia (UD). Nella frazione di San Pier d'Isonzo, chiamata Cassegliano c'è la chiesetta della località San

Presentazione del romanzo “La dama e l'aquila” alla Fattoria Clementin di Terzo di Aquileia

Immagine
Mi sento ancora inebriata dalla bellissima serata trascorsa ieri nel mio paese natio. In verità sono nata a Grado (GO), ma sono cresciuta a Terzo di Aquileia (UD) e immaginate come ci si possa sentire a presentare il proprio romanzo nel luogo in cui si sono trascorsi gli anni dell'infanzia, dell'adolescenza e della prima maturità. Dicono che nessuno sia Profeta in patria. Io non nutro alcun desiderio di diventare un Profeta, ma sono stata immensamente felice e grata alle numerosissime persone accorse ieri sera alla mia presentazione. Tra esse c'era anche il mio maestro di matematica delle elementari, Piero. Mi sono sentita sciogliere dalla tenerezza quando l'ho rivisto e infatti l'ho baciato e abbracciato, mentre lui cercava di capire chi fossi! Infatti, mentre io l'ho riconosciuto al volo, essendo sempre rimasto uguale -alto, distinto, naturalmente elegante, con capelli e barba sale e pepe- io sono un po' cambiata! Dalla bambina biondissima con i