Recensione: “Le quaranta porte”, Elif Shafak, Rizzoli
Oh, finalmente riesco a sedermi davanti alla mia Polimnia (questo il nome del mio portatile :-)) e scrivere la recensione di questo straordinario romanzo -che è anche romanzo nel romanzo e nel saggio spirituale-.
Me lo consigliò a suo tempo la mia cara amica Angie Giada (http://angieladycupcake.blogspot.it/) e io, ricordando di aver letteralmente adorato “La bastarda di Istanbul” della stessa autrice, mi sono scelta un periodo relativamente tranquillo (che poi così tranquillo non lo è stato affatto, ma scriverò le ragioni nei prossimi giorni) per leggerlo. Anzi, meditarci sopra.
La trama, infatti, è quanto mai
complessa: Ella Rubinstein, 40enne sposata e madre di una classica
famigliola americana, langue nella sua bellissima villa di
Northampton, con un marito fedifrago e i figli ormai grandi. E'
svuotata, come ogni persona ormai priva di Amore. Fino a quando il
destino non le fa pervenire un romanzo tra le mani, “La dolce
eresia”, di un misterioso autore emergente, Aziz Z. Zahara. Lei
deve leggerlo per lavoro, poiché suo marito le ha appena trovato un
impiego -probabilmente grazie ai contatti di una delle sue molte
amanti- come lettrice per una casa editrice. Mentre Ella si immerge
nella lettura de “La dolce eresia”, si rende conto che, da un
lato il romanzo le fornisce tutte le risposte di cui necessita nel
momento stesso in cui lo sta scorrendo e dall'altro prova l'impulso
di scrivere al suo autore, un sufi che, in realtà, ha origini
scozzesi.
Sì, è una trama molto ricca, dove
imparerete ad amare soprattutto il grande poeta Rumi e il suo
compagno Shams i-Tabriz, un derviscio errante molto speciale, capace
di trovare, attraverso le sue 40 regole sufi (o 40 porte, appunto),
un consiglio per ciascuno di noi.
A me, in particolare, si è fissato
questo, nella memoria:
Parla il maestro sufi Baba Zaman:
“Quante volte l'ho sorpreso in giardino ad ammirare la simmetria di
una ragnatela o lo scintillio delle gocce di rugiada su un fiore
notturno. Insetti, piante e animali sembravano interessarlo e
ispirarlo più dei libri e dei manoscritti. Ma proprio quando
iniziavo a pensare che leggere non gli interessasse, lo trovavo
immerso in qualche antico volume. Poi, di nuovo, era capace di
starsene settimane interesse senza leggere o studiare alcunché.
Quando lo interrogai al riguardo, disse che bisognava tener
soddisfatto l'intelletto, ma stando attenti a non viziarlo. Era una
delle sue regole: Intelletto e amore sono fatti di materiali
diversi. L'intelletto lega le persone con i suoi nodi, senza
rischiare nulla: l'amore invece scioglie ogni vincolo e tutto
rischia. L'intelletto è sempre prudente e consiglia: attento agli
eccessi dell'estasi!; l'amore, invece, dice: Oh, non ci pensare
troppo. Buttati! L'intelletto non si spezza facilmente; l'amore
invece in un attimo si riduce in briciole. Ma tra le rovine si
nascondono tesori. Un cuore infranto nasconde tesori preziosi”.
wow <3
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