Un dibattito sull'importanza del tempo

Mi accingo a scrivere con molto, molto piacere questo post, perchè riguarda un argomento che mi interessa particolarmente: l'importanza del tempo.
Tutti noi sappiamo, e chi ha più di 30 anni lo sa anche meglio, che rispetto a quando eravamo giovani, ogni cosa ha subito una brusca (se non violenta) accellerazione.
Un tempo non c'erano i cellulari, ma solo i telefoni fissi. Per cui, se andavi a zonzo, non eri bloccato 100 volte al giorno (o 10, 50, ...) da messaggi, telefonate, ecc.
Se oggi ci mettiamo a scrivere, o a leggere, o a cucinare qualcosa, succede lo stesso. Non mi stupisce se i ragazzi di oggi difettano di concentrazione (è un dato di fatto che ho riscontrato in libreria): sono costantemente "tormentati" da troppi stimoli esterni.
Io stessa mi rendo conto che, quando spengo il cellulare, riesco a fare una quantità di cose e con una tale qualità che, col telefonino acceso, risulterebbe impossibile.
Poi ci sono internet, le e-mail, Skype, e così via.
Anche sul lavoro le cose non vanno certamente meglio: prima lo strumento di lavoro più veloce era il fax e comunque aveva un suo costo e si usava con parsimonia. Ora sembra che tutti pretendano risposte corrette e immediate. E non ci sono vie di fuga possibili.
In questi giorni, sto finalmente sperimentando il significato di una frase magica: "riappropriarsi del proprio tempo".
Grazie a una serie di eventi particolari, posso disporre di tempo libero in quantità, e dopo soli 3 giorni di questo nuovo stile di vita, posso assicurarvi che mi sento rinata.
E da questo nuovo punto di vista io mi domando: come potrebbe un uomo moderno ritrovare se stesso e aspirare alla ricerca dell'armonia interiore, con la vita che fa?
Non credo di esagerare se affermo che lo stile di vita di un uomo standard di oggi è innaturale.
Vi faccio qualche semplice esempio. In questi giorni di quiete io ho:
- mangiato in modo più salutare, perchè ho potuto scegliere delle ricette migliori, o semplicemente andare a comperare frutta e ortaggi in quantità e creare più portate, molto meno caloriche e più gustose;
- ho eseguito moltissime ricerche che sono fondamentali per uno studio che sto compiendo;
- ho ripreso a fare sport e meditazione;
- sono riuscita a essere finalmente soddisfatta della gestione della casa. Adesso ogni cosa è al suo posto, tutto è pulito e brillante e la mia autostima di Regina della Casa è alle stelle.
E tutto questo è solo un assaggio dei benefici.
Ora, io lo so che bisogna lavorare. Però mi chiedo se le persone non si pongano le mie stesse domande: forse dovremmo fermarci un attimo a ragionare sui pro e contro di questo mondo contemporaneo schizofrenico. Forse c'è un altro modo per vivere, lavorarare e gestire il tempo.
Gli americani hanno ideato il down-shifting, la decellerazione. Lavorare di meno, guadagnare di più in termini di tempo e libertà.
Ma in Italia la maggioranza delle persone sembra trovarsi talmente dentro all'occhio del ciclone del "lavoro a ogni costo" da non riuscire a staccarsi un attimo da quel turbine per pensare: "Sì, certo, bisogna lavorare per costruire qualcosa, ma il piatto della bilancia pende tutto da un lato. Forse devo analizzare il modo in cui sto vivendo questa vita".
Io, per conto mio, dopo questo stop, iniziato qualche settimana fa con una malattia stagionale, sono nella fase "analisi". E non ho nessuna intenzione di tornare indietro.
Voi cosa ne pensate?

Commenti

  1. Rallentare mia fermarsi.
    Buon cammino.
    Molti non sentono questo , ma si fermeranno pure loro prima o poi , tutto al momento giusto.

    RispondiElimina
  2. Penso che hai pienamente ragione. La vita che viviamo è innaturale da vari punti di vista, e credo che alla fine lo paghiamo in un certo modo. Basta pensare alle malatie moderne, morbo di Alzheimer compreso... Ma poi quale è l'altrenativa? Come cambiare ritmi di vita? Essendo fortunati di avere una casa in campagna, già un passo l'abbiamo fatto, cercando di trascorrere più tempo possibile lontano dalla città. Ma il lavoro è essenziale, specialmente in questo brutto periodo che stiamo trascorrendo qui, in Grecia, e cerchiamo di non lagnare, anche se ci lascia poco tempo libero e ci consuma quasi tutta l'energia. Ma qui il lavoro è ormai questione di sopravvivenza... Questa vita ci aliena da noi stessi, ma anche dai nostri cari. Il tempo non basta mai. Ci sono volte che non trovo il tempo per riposarmi e la stanchezza si accumula non solo nel corpo, ma anche nell'anima... E le brevi vacanze non bastano mai per recuperare. 10 anni fa, la mia vita non era così. Ora veramente non lo so se c'è un' alternativa, anche perchè non sono capace di immaginare come sarà il mio domani, in questo periodo difficile e precario...

    RispondiElimina
  3. @Ramingoerrante: a un Benandante cosa lo dico a fare? :-)

    @mm_skg: se sei greco posso solo lontanamente immaginare in quale situazione ti trovi. E non solo tu. Mi dispiace tantissimo, anche perchè, dalle informazioni che abbiamo in Italia (e che possono anche essere sbagliate), il tuo Paese è crollato dopo decenni di parassitismo burocratico. Hanno mangiato tutti sulle spalle del popolo, che adesso paga. Qui in Italia le cose stanno cominciando a crollare un po' allo stesso modo.
    Comunque, tornando al mio post, io continuo a leggere sui giornali di lavoro ed economia che le innovazioni sono tutte nel web. Forse bisognerebbe pensare a un lavoro che si fa davvero attraverso internet, in modo tale da poter conciliare tempi di riposo e recupero con il lavoro stesso.
    In Italia Simone Perotti ha scritto nel 2008 per Chiarelettere "Adesso Basta - Lasciare il lavoro e cambiare vita" dove spiega proprio come coniugare il tempo per l'uomo con quello per il lavoro.
    Ma sai qual'è la cosa che più mi sconvolge? Un tempo i nostri nonni hanno sofferto la miseria. Nelle campagne, soprattutto, c'erano grossissimi problemi. Oggi, invece, a nessuno di noi manca un cellulare o un computer, beni di extra-lusso, agli occhi dei nostri anziani. Ma com'è che non riusciamo in nessun modo a trovare il tempo per VIVERE?

    RispondiElimina
  4. Si, le ragioni del nostro crollo sono più o meno queste. Ma questo non esclude l' ipotesi, che via via diventa certezza, che la cosa è anche combinata. Ultimamente hanno rivelato che il nostro debito è stato falsificato, per farci entrare più presto sotto alla "protezione" della FMI. Con quale scopo finale, non possiamo ancora immaginare. Oggi hanno detto che ci sarà un nuovo "aiuto" economico, e noi abbiamo la sensazione che non svendono solo la nostra patria, ma anche noi stessi. Sarà impossibile recuperare e ritornare alla vita di prima. Siamo già ritornando, con velocità veriginosa, negli anni del dopoguerra. Ufficialmente 1 su 4 è disoccupato; la realtà è ancora più raccaprocciante. I giovani scappano all'estero. I temppi dei nostri nonni non sembrano tanto lontani. Abbiamo sprecato il nostro tempo, cacciando i nosti sogni di grandezza. Abbiamo trascurato le piccole gioie alla speranza di quelle che consideravamo grandi. Abbiamo trascurato l'anima per favorire la materia. Abbiamo vissuto superficialmente. Credo che non abbiamo mai approfondito nell'arte di vivere. E adesso non ne abbiamo ne il tempo ne il lusso

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Recensione: “Sangue impuro” di Borislav Stankovic'

Recensione: “Scandalose” di Cristina de Stefano